Volevamo raccontare un pezzo di storia d’Italia. Non quella ufficiale, quella autorizzata e diffusa abitualmente da chi detiene il potere e i mezzi di comunicazione. Volevamo provare a raccontare la storia dal basso, dalla prospettiva di chi non ha mai voce in capitolo: i lavoratori, gli operai-non presidenti, gli studenti. Abbiamo usato una letteratura che abbia raccontato l’Italia e il mondo degli anni ‘70. L’hanno scritta gli autori di canzoni: i cantautori. Nelle canzoni di De Gregori, Guccini, Dalla, De André...la storia era raccontata in tempo reale, mentre succedeva, ed era raccontata attraverso la vita, le speranze, le utopie e anche le frustrazioni e la rabbia dei giovani degli anni ‘70. Tanti di noi, oggi, quegli anni li hanno respirati e se non hanno portato una bandiera in un corteo, hanno forse cantato queste canzoni e si sono sentiti dentro la Storia. 

letrevoci

La storia siamo noi, nessuno si senta offeso; / siamo noi questo prato di foglie sotto il cielo. / La storia siamo noi, attenzione, nessuno si sente escluso. / La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, / questo rumore che rompe il silenzio, / questo silenzio così duro da masticare. / E poi ti dicono: "Tutti sono uguali, / tutti rubano alla stessa maniera" / ma è solo un modo per convincerti / a restare chiuso dentro casa quando viene la sera; / Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone / la storia entra dentro le stanze, le brucia, / la storia dà torto e dà ragione. / La storia siamo noi / siamo noi che scriviamo le lettere / siamo noi che abbiamo tutto da vincere / o tutto da perdere. / E poi la gente (perché è la gente che fa la storia) / quando si tratta di scegliere e di andare / te la ritrovi tutta con gli occhi aperti / che sanno benissimo cosa fare: / quelli che hanno letto un milione di libri / e quelli che non sanno nemmeno parlare; / ed è per questo che la storia dà i brividi, / perché nessuno la può fermare. / La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, / siamo noi, bella ciao, che partiamo / la storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano, / la storia siamo noi, / siamo noi questo piatto di grano.  (Francesco De Gregori)

Oggi, in Italia, di canzoni così se ne scrivono meno. Forse non ce n’è più bisogno. Forse ci sono altri modi per raccontare la storia della gente. O più probabilmente, oggi, stiamo tutti bene.

Lo spettacolo “Le Canzoni del Maggio” è un concerto letterario. Comincia in modo teatrale e inquietante con un tamburo che accompagna il testo “La canzone del maggio di De André, rievocazione dei moti studenteschi del ‘68, e continua in una forma a metà fra il concerto e il recital letterario: l’attrice, i cantanti e gli altri musicisti eseguono lo spettacolo come un concerto, alternando e mescolando musiche e testi. I testi delle canzoni “impegnate e cattive”- esempio di letteratura popolare che racconta gli anni ‘70, periodo caldo ma creativo e ricco di fermenti culturali - sono protagonisti dello spettacolo, cantati e recitati. La parte cantata è dedicata a Fabrizio De André ed è affidata a due cantanti accompagnati da pianoforte, chitarra, clarinetto, fisarmonica e basso elettrico. Gli arrangiamenti originali di canzoni di De André, mescolate a citazioni dall’Arlesiana di Bizet e ad altri brani originali, accompagnano la recitazione di tutte le altre canzoni con un effetto estraniante ma utile all’obiettivo dello spettacolo: i testi spostati dal loro contesto musicale possono essere seguiti in modo più attento e profondo e rivelare non solo impegno sociale ma anche forza narrativa e poetica.

TESTI: La canzone del maggio - La domenica delle salme (De André); Il cucciolo Alfredo (Dalla); L’Antisociale (Guccini); C’era un ragazzo (Migliacci-Lusini); Mio fratello è figlio unico - Aida (Gaetano); Borghesia (Lolli); Generale - Le storie di ieri - Quattro cani per strada (De Gregori); Vincenzina davanti la fabbrica - Il bonzo (Jannacci).

MUSICHE: Introduzione e Canzone del maggio - La bomba in testa - Il bombarolo (De André- Piovani); La guerra di Piero - La domenica delle salme (De André); Volta la carta - Coda di lupo (De André-Bubola); Morire per delle idee (Brassens-De André); Intermezzo - Marcia di Piero - Dietro la collina - Tango del bombarolo - Ninna nanna del bombarolo (Vargiu); Marcia dell’Arlesiana (Bizet).

ENSEMBLE LABORINTUS Angelo Vargiu clarinetto, Graziano Solinas fisarmonica, Simone Sassu piano, Lorenzo Sabattini basso, Giancarlo Murranca percussioni

Maria Antonietta Azzu voce recitante

Maria Grazia Pichereddu voce

Claudio Gabriel Sanna chitarra e voce